Metodo automatico di identificazione dei carichi e di programmazione di lavaggio delle stoviglie

Metodo automatico di identificazione dei carichi e di programmazione di lavaggio delle stoviglie

Il DISI intervista uno degli inventori, il Prof. Andrea Omicini.

Pubblicato: 23 luglio 2025 | Innovazione e ricerca

Una serie di interviste dedicate all’innovazione tecnologica e al pensiero progettuale: esploriamo le storie dietro invenzioni e soluzioni che rispondono a sfide reali. Un’occasione per approfondire processi creativi, approcci metodologici e impatti concreti sul mercato e sulla società.

Autrice di questa intervista è Francesca Montuschi, del Settore della comunicazione e informazione del dipartimento.

La tecnologia è un amplificatore delle capacità umane, può ovviare ad errori umani, offrendo soluzioni utili per efficientare i processi. Nell’esecuzione di un compito tre sono le tipologie di errore: slips, quando l’operatore sa come dovrebbe eseguire un compito, ma non lo fa, oppure inavvertitamente lo esegue in maniera non corretta; lapses, cioè errori di esecuzione provocati da un fallimento della memoria/disattenzione; mistakes, se il risultato negativo dell’azione risiede nelle conoscenze/comprensioni erronee che l’hanno determinato. 

Parte proprio dallo studio di modelli di comportamento, in particolare dall’analisi di alcuni errori costanti e ripetuti, la domanda di brevetto presentata dal gruppo di ricerca composto da Andrea Omicini e Andrea Agiollo del Dipartimento di Informatica - Scienza e Ingegneria (DISI). L’invenzione riguarda il settore tecnico delle lavastoviglie programmabili elettronicamente, e più precisamente un metodo per il riconoscimento delle stoviglie e la selezione automatica del metodo di trattamento più appropriato.  

Un brevetto per le lavastoviglie, un elettrodomestico spesso citato come esempio di innovazione e genere femminile: fu Josephine Cochrane ad inventarne nel 1886 il primo prototipo. Nel tempo le lavastoviglie sono diventate più piccole, più economiche, più silenziose e con minor impatto ambientale. Offrono oggi diversi programmi per regolare temperatura, durata e intensità del lavaggio, e persino avvio posticipato per ottimizzare i consumi. Opzioni, per la verità, non sempre di facile utilizzo. La lavastoviglie può essere intelligente, giusto? 

“Esatto. Siamo partiti da un problema: nel settore Horeca, che comprende attività commerciali quali hotel, ristoranti, caffè gli operatori tendono a utilizzare ripetutamente il programma di lavaggio che hanno appreso, un'abitudine che vanifica l’efficacia dei programmi sviluppati per ottenere migliore sostenibilità da un lato, o migliore resa di lavaggio dall’altro. Con la computer vision abbiamo addestrato le reti per l'acquisizione e l'interpretazione delle informazioni provenienti dai dati di immagini di stoviglie, bicchieri, piatti, ecc, ecc. La macchina seleziona poi automaticamente il miglior lavaggio con il minor consumo”, interviene il professore Andrea Omicini. 

In particolare, per il riconoscimento automatico dei carichi, quali algoritmi avete creato? I benefici in termini di ottimizzazione sono stati misurati? 

“Abbiamo creato e utilizzato tecniche di riduzione delle reti neurali, perché l'esigenza era di fare funzionare gli algoritmi su dispositivi a basso consumo e basso costo. Non si tratta di compressione dei dati, che in ogni caso dovrei poi decomprimere per poterli utilizzare, ma piuttosto di creazione di una rappresentazione a dimensione ridotta degli algoritmi e delle strutture dati che mantiene stabile il comportamento delle reti, senza una percepibile perdita di efficacia”. 

I brevetti presuppongono nei loro requisiti base che l'innovazione tecnologica abbia una facile applicabilità industriale. In accademia, con il trasferimento tecnologico (TT) viene trasmessa l’importanza della proprietà intellettuale (PI) come potenziatore e generatore di valore di impresa.  Voi rappresentate un esempio virtuoso di pratica: la vostra invenzione nasce da una collaborazione di ricerca con un'importante azienda di produzione. 

“Sì, è vero. In questo caso specifico l’azienda ha finanziato una borsa di ricerca (non commissionata). Tuttavia, resto profondamente convinto della necessità di sostenere anche la ricerca stimolata dalla curiosità intellettuale, libera, aperta, rispetto a quella finalizzata ad obiettivi pratici. Anche se non immediatamente utile, la ricerca curiosity driven può generare applicazioni rivoluzionarie nel corso del tempo”.  

Open Science e diritti di proprietà intellettuale: punto d’incontro o di rottura? 

“La Commissione europea richiama l’importante principio cardine dell’Open Science “as open as possible, as closed as necessary”, in relazione ai diritti di proprietà intellettuale”. 

Il codice della proprietà industriale (CPI) è stato riformato a fine 2023. Tra le novità l’abolizione del professor privilege. La titolarità dei diritti patrimoniali sulle invenzioni realizzate da ricercatori in ambito universitario spetta ora all'ente di afferenza dell'inventore, e non più all'inventore stesso; il che solleva un po’ di preoccupazioni sulla incentivazione della ricerca e sull'equa distribuzione dei benefici. E' stata preservata, tuttavia, la previsione di premialità connesse all’attività inventiva. 

“Si tratta di una riforma che mira a promuovere il trasferimento tecnologico e la valorizzazione della proprietà intellettuale, e che punta a una più diretta collaborazione da parte di enti di ricerca e aziende. Appare evidente come gli uffici di trasferimento tecnologico (KTO) abbiano assunto un ruolo ancor più centrale, in particolare per la gestione dei brevetti e la concessione di licenze. È altrettanto verosimile aspettarsi un’intensificazione delle attività sul fronte legale, per supportare le domande di brevetto, perché siano complete e mature. Altrimenti rischiano di non concludersi positivamente con la concessione, dando luogo soltanto a pericolose anteriorità. E' difficile prevederne ora gli effetti; fra qualche anno potranno esserne valutati in maniera più appropriata gli impatti”.